Discorso di introduzione di Gaetano Vicari alla Conferenza sulla SETTIMANA SANTA A BARRAFRANCA "I SANTONI PASQUALI e IL RESTAURO DI S. ANDREA" 7 Aprile 2012

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Conferenza sulla SETTIMANA SANTA A BARRAFRANCA “I SANTONI PASQUALI e il RESTAURO DI S. ANDREA”– 7 Aprile 2012


Prima di entrare nel vivo della Conferenza un saluto cordiale a tutti gli intervenuti, ai relatori e alle autorità presenti.
Diamo inizio alla conferenza sui SANTONI PASQUALI E SUL RESTAURO DELL’APOSTOLO S. ANDREA, organizzata dalla PRO LOCO di questa cittadina con il patrocinio del Comune di Barrafranca, per valorizzare, far conoscere e diffondere gli antichi riti tradizionali della SETTIMANA SANTA di Barrafranca e metterne in luce le eventuali potenzialità turistiche.
In questa conferenza, voluta principalmente dal Dott. qui presente Valentino Faraci, particolare attenzione sarà data ai SANTONI PASQUALI, in occasione del restauro dell’Apostolo S. Andrea, restauro eseguito dallo stesso Valentino Faraci, uno dei nostri relatori.

Come premessa, desidero soffermarmi sul significato della parola RESTAURO, termine di cui molto si è abusato e si abusa, anche a sproposito.
Consultando i principali Dizionari della Lingua Italiana si legge:
RESTAURARE-RESTITUIRE ALLO STATO PRIMITIVO OPERE D’ARTE O ALTRI MANUFATTI, MEDIANTE OPPORTUNI LAVORI DI RIPARAZIONE O REINTEGRO.

Riferendoci a quanto avviene di frequente, ridipingere una statua o ritoccarla non significa affatto restaurarla, anzi falsarne ancora di più il pensiero originario dell’autore.
Nel nostro paese quindi tutte le statue od altari lignei che sono stati rifatti o ridipinti, non sono stati affatto restaurati, ma tutt’al più rimessi a nuovo!

La problematica del restauro infatti è molto complessa e presenta molteplici soluzioni non ancora definitive.
Per renderne l’idea, presenterò solo alcuni esempi, che spero serviranno a stimolare il vostro interesse per questa materia, per un ulteriore ed eventuale approfondimento.

Per rimanere nel nostro paese, cito come esempio solo i 4 i dipinti delle nostre chiese, restaurati a cura della Sovrintendenza alle belle Arti:
sono
-LA PURIFICAZIONE DI MARIA, forse della scuola del Paladino, posto sull’altare Maggiore della Chiesa Madre;
-S. ISIDORO AGRICOLA, di Pietro D’Asaro nella chiesa Maria S.S. della Stella;
-L’ANNUNCIAZIONE, attribuito a Mattia Preti, nella chiesa Itria;
-LA MADONNA DELLA GRAZIE, forse del Vaccaro, nella chiesa Grazia
Ogni opera d’arte, come tutti gli oggetti fatti dall’uomo, ha un inizio un certo periodo di vita ed una fine.
In ogni dipinto antico è sempre visibile l’azione del tempo, tanto l’opera è stata eseguita più indietro negli anni, più sulla sua superficie pittorica si nota la patina del tempo.
Ed ecco venire alla luce uno dei tanti problemi dell’opera di restauro:
E’ bene che il restauratore lasci visibile la testimonianza del trascorrere del tempo, oppure che riporti l’opera allo stato originario?

In tutti i dipinti di Barrafranca restaurati citati in precedenza, il restauratore ha voluto lasciare la testimonianza dell’azione del tempo, non riportando i colori allo stato della realizzazione dell’artista.
Questa è forse la caratteristica della scuola di restauro siciliana, contrariamente a quello che avviene nelle scuole di restauro romane o fiorentine in cui l’opera d’arte quasi sempre è riportata allo stato primitivo, come se l’artista avesse finito di dipingerla da poco (vedi il restauro della volta della Cappella Sistina a Roma, o quello di molti dipinti delle chiese e dei musei di Firenze, ecc.).
Quali delle due opzioni è la più valida? Lasciamo la domanda in sospeso…

Anche quello dell’integrazione, cioè come procedere in caso di parti mancanti della superficie pittorica, è un altro problema dalle molteplici soluzioni tra i vari studiosi di restauro:
Le parti mancanti di un dipinto è bene ridipingerle ricostruendole, in modo di avere una visione d’insieme del dipinto quanto più simile all’originale, oppure è bene coprire le mancanze con colore nero o neutro, in modo da non falsare l’opera?

Nelle opere delle nostre chiese abbiamo tutte due le soluzioni:
La prima (quella di ridipingere le parti mancanti) è stata applicata dal restauratore nell’ANNUNCIAZIONE e nella MADONNA DELLE GRAZIE;
La seconda (quella di coprire la parti mancanti di nero) nella PURIFICAZIONE DI MARIA e nel S. ISIDORO AGRICOLA.

Nel campo del restauro molti altri problemi si pongono.
Per esempio, quello dell’intervento dell’uomo nel corso degli anni sulle opere d’arte:
osservando le opere restaurate nel nostro paese noi riteniamo opportuno e siamo d’accordo che nelle operazioni di restauro alle statue lignee della MADONNA DELLE GRAZIE e dell’Apostolo S. ANDREA in questione, o alla vara di MARIA S.S. DELLA STELLA, siano state tolte le varie ridipinture fatte dall'uomo nel corso degli anni, per riportare queste opere allo stato originario;

ma resteremmo molto perplessi, per un eventuale restauro di una delle nostre chiese, il cui interno è coperto di stucchi, se si decidesse di riportarle allo stato originario, eliminando i successivi interventi dovuti all’opera dell’uomo, compresi gli stucchi.

Da questi pochi esempi potete capire che la problematica del restauro è molto complessa e delicata;
molte altre sono le questioni che si possono presentare, senza che gli studiosi siano arrivati a soluzioni condivise.
Le mie sono state solo delle provocazioni, per farvi riflettere sulla complessità del problema, che ad una prima impressione può sembrare semplice.
Concludo questa breve presentazione, riferendo che, nel breve corso di introduzione al Restauro che ho frequentato a Firenze, ho capito che se non si è esperti è meglio non intervenire su un’opera d’arte, per non procurare alla stessa opera ulteriori danni ben più gravi, molte volte irreversibili.
                                                                                                                      Gaetano Vicari