GAETANO VICARI –UN PONTE TRA PASSATO E PRESENTE
Gaetano Vicari è uno di quei pittori che non smettono mai di cercare attraverso l’arte la loro vera natura.
Passato attraverso le più svariate esperienze artistiche (impressionismo, surrealismo, astrattismo) da qualche anno è approdato al realismo, affrontando con grande perizia tecnica la figura, il paesaggio e la natura morta.
Alcuni critici asseriscono che i suoi ritratti, inseriti in ovali scuri, subiscono l’influenza della ritrattistica dell’800, ed insieme quella dei grandi protagonisti della fotografia contemporanea, ed io aggiungerei creando un ponte tra passato e presente.
La contaminazione dell’oggi è quanto mai evidente e rabbiosa nel gesto di creare fori nella tela, che ultimamente il Nostro compie.
Il senso di questa provocazione è inquietante e misterioso.
Forse sono i sedimenti della ribellione di Fontana, oppure è icona di quello squarcio, quella caduta, in cui tanti ritengono che sia stata coinvolta l’arte con la A maiuscola fin dall’apparire della fotografia che ne metteva in discussione il compito di riproduttrice della realtà.
Così Vicari si trova, come molti altri, nella necessità di cercare nuovi orizzonti e si rivolge ad una sorta di realismo magico, in cui la funzione di quei volti si fa storia di emozioni che riemergono dall’oscurità della memoria, e nella sua memoria ci sono soprattutto i volti, le mani, a produrre un’energia di luce, a creare sospensioni sature di interrogativi.
In questo modo, pur dando una lezione di pittura “tout court” egli si tira fuori da un discorso puramente estetico, e confluisce nella schiera di coloro che hanno qualcosa da dire.
VITTORIA BELLOMO